L’orso e l’uomo

L’ORSO E L’UOMO

Alessandra Avanzini

In questi giorni al centro della cronaca è mamma orsa, accusata di omicidio.

Tutta la vicenda è sui giornali, quindi mi limito a darne indicazioni essenziali: è una mamma, e come ogni mamma se sente i suoi piccoli minacciati diventa cattiva. Ha incontrato nel suo territorio un uomo, che purtroppo non sapeva come comportarsi con gli orsi. Si è sentito minacciata. Ha ucciso, per difesa.

La pena di morte in Europa non è ammessa.

Ma la nostra evoluzione come uomini si è fermata qui: riteniamo che uccidere sia proibito solo in relazione alla nostra specie.

Uccidere le altre specie è giusto e legittimo.

Perché?

Chi ci dà il diritto di un’azione così aggressiva e violenta?

Ho scoperto che i delfini, quando vengono trattati male dall’uomo e quindi sentono dolore, si agitano nervosi, ma controllano la rabbia e non diventano aggressivi. I delfini hanno capito che l’aggressività è un istinto negativo che va tenuto sotto controllo.

Il delfino cerca ogni strada per comunicare con l’uomo, imitandone il linguaggio; lo osserva e lo studia e cerca di avvicinarsi al suo mondo. E di fargli capire il suo pensiero.

Il delfino è molto migliore di noi, perché ha capito che la comunicazione e la conoscenza sono superiori all’aggressività.

Ha scelto la pace, e non la guerra.

Noi non ci siamo ancora arrivati.

Comprendere il mondo di cui siamo parte, e non aggredirlo come se tutti gli altri fossero ospiti, sarebbe un passo avanti. Comprendere che siamo ospiti noi, come tutte le altre specie e cercare, con queste, un dialogo e una possibilità di convivenza – questo sarebbe segno di intelligenza.

Qualcuno lo pensa.

Tanti purtroppo ancora no.

Uccidere mamma orsa non riporterà l’uomo tra noi. Sarà solo aver ucciso un altro essere vivente. E lo squilibrio diventerà anche maggiore.

L’invito che vogliamo fare è questo: proviamo ad evolverci. Impariamo a mettere, sopra ogni cosa, la vita.