Educare è un dono
Educare è un dono
Sabrina Baratta
Si sente spesso parlare di “rivoluzione”; rivoluzione digitale, rivoluzione green, rivoluzione della robotica, ma poche volte si riflette sul fatto che una rivoluzione può partire da una parola, che la rivoluzione è Parola. La parola nomina, dona esistenza verbale a cose, persone e pensieri, per primo ci fu “il Verbum” dice la Bibbia, la Parola Prima. Ecco, io partirei da qui, da una parola. Come si può ancora, nel 2022, pensare che la Scuola sia un luogo in cui si danno istruzioni per l’uso o si impartiscono nozioni, un luogo in cui si riempiono vasi o si creano robot tutti uguali pronti a rispondere ai comandi o ripetere pensieri e parole scritte su un foglio, un libro o sulle labbra di un docente? La Scuola non è il luogo dell’istruzione, ma dell’Educazione. Educere è un termine con un doppio significato, per troppo tempo abbiamo amato pensare che l’unico suo etimo corretto fosse quello di “condurre a”, magari anche prendere per mano, a volte comandare, ma comunque sempre educare per portare l’altro verso la propria strada. Ma educare ha in sé un senso più profondo e meraviglioso nella sua essenza, certo gravoso, ma che ha in sé il sacro. Educere è in botanica “portare alla luce”, quindi, come fa un buon contadino, è seminare il seme, annaffiarlo ogni giorno di arte, pazienza, sapienza e bellezza e attendere che qualcosa venga alla luce. E quando e se nascerà una piantina sarà sempre diversa da tutte le altre, unica e avrà scelto, per “spuntare” e poi brillare al sole, il proprio modo, non quello del contadino, che ha solo nutrito, osservato e sperato per tanto tempo. Ha atteso con fede e coraggio come fa ogni persona che crede che la vita sia un’arte maieutica. E così il docente non si fa più colui che docet, che conduce e impera, ma si fa Maestro, artigiano della vita che è Sapiente in ciò che fa e insegna, ma sa che questa Sapienza è un dono e che diviene maestranza solo quando si fa tutt’una con l’uomo, se si fa motore di Arte, Passione e Verità per chi ascolta e da lui impara. Il Maestro dona all’allievo la sua Passione e il Coraggio di essere se stesso e tutto quello che passerà attraverso i suoi occhi, le sue mani, la sua mente sarà la luce di chi ha il gravoso coraggio di “educere” e splendere. Così ogni allievo troverà la sua strada e un giorno si farà egli stesso Maestro della propria vita: che alla fine è tutto ciò che conta.
Ho usato parole assolute? Quasi religiose? Ho dimenticato la relatività del tempo e del pensiero? La soggettività dell’io che oggi sembra essere la sola cosa importante? Forse sì. Ma questo mondo, questa scuola hanno bisogno di ritrovare un po’ di assolutezza, un po’ di quei valori intoccabili e inalienabili che hanno condotto l’uomo ai sogni più grandi e a utopie che si sono fatti verità. Le passioni assolute, quelle totalizzanti (nel senso che prendono l’uomo in tutta la sua essenza) accendono l’uomo e lo infiammano. Se non si sente il fuoco dentro, se il “daimon” non si muove in te, tutto si fa nulla o poca cosa. E così, qual è il senso?
Invece i nostri ragazzi lo cercano ancora un senso, l’Educazione lo cerca e c’è qualcosa di misterioso, sacro e inarrivabile nella conoscenza che ci ricorda che “venire alla luce” è nascere e rinascere, più e più volte e che tutto ciò che davvero ha un valore ha una sua sacralità.
Quindi, ricordiamoci più spesso di quanto siamo piccoli eppure immensi in questo grande miracolo che è il mondo e il genere umano e iniziamo a ridonare ad ogni cosa la sua sacralità, una sacralità laica, prima ancora che divina. Quella del contadino che vive nella terra e con la terra e sa che tutto intorno a lui è più Grande.
E ritorniamo più spesso alle parole, ripensiamole nuove, riempiamole di senso, apriamole come ostriche, cerchiamone le perle e indaghiamo; ripensiamo a quella “Parola Prima” e iniziamo da lì una nuova rivoluzione: la Rivoluzione delle parole.