Le tre frecce scoccate male del ministro Bianchi
Le tre frecce scoccate male del ministro Bianchi
Giovanni Genovesi
L’attuale ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha pubblicato il 4 maggio di quest’anno le “Linee programmatiche del Ministero dell’Istruzione” dove spiccano tre frecce il cui tragitto lascia molto a desiderare.
Su di esse ha già scritto un articolo Alessandra Avanzini che bolla queste linee ministeriali del tutto inaccettabili come premesse per una riforma della scuola. Non sto, pertanto, a ripetere quanto ha detto Avanzini, con cui concordo pienamente, e mi limito a sottolineare i tre aspetti che non credo che fossero mai pensati, se non per assurdo, come fini per migliorare la nostra scuola:
1.Patrimonizzare la fase emergenziale della scuola; ossia, in un italiano più decente, far tesoro. Ma cosa c’è da far tesoro? Non certo la DAD o la DD, una delle esperienze meno significative e più faticose per non dire inutili, nel senso che ne avremmo potuto farne a meno dal punto di vista didattico, se il Covid non ci avesse messo lo zampino.
2.Professionalizzare alcune scuole, cioè minare la possibilità di perseguire l’idea di una scuola unica che abbia come compito principale quello di fare ricerca per dare a ciascun allievo di seguire il sogno di realizzare qualcosa di suo. Significa non aver capito almeno due cose: 1.che il lavoro se entra nella scuola non per imparare una professione ma per prevaricare la scuola. 2. Il lavoro entra nella scuola come qualsiasi disciplina curriculare che ha una parte necessariamente epistemologica che è quella che entrerà nel curricolo senza nessuna volontà per insegnare un mestiere che avrà un posto fuori della scuola.
3.L’allineamento della scuola al mercato del lavoro con l’ acquisizione, da parte degli allievi, delle competenze secondo gli standard richiesti a livello internazionale. Alla scuola non resta altro compito di quello di allevare robot e non individui umani, liberi e che possano inseguire i loro sogni per cercare di realizzare se stessi. Il momento di una scuola che faccia anche divertire e che possa allietare l’umanità di insegnanti e allievi con un barlume di felicità non alcun posto nelle linee programmatiche del ministro Bianchi, un po’ dittatorialmente confuse e che mirano non a educare un uomo, ma un cittadino senza spiegare perché si usi questo termine generico e, soprattutto, perché non si spieghi esplicitamente cosa sia la scuola e l’educazione.
Dico con tutta franchezza che chi raccomanda agli insegnanti di patrimonizzare l’esperienza didattica della dad intende che l’erudizione e il concetto di enciclopedia esaurisca il concetto di educazione che è, invece, il principale compito della scuola che la deve diffondere magnis manibus plenibus.
Già ne avevo accennato qualche numero fa su ErrePi* con un “pezzo” che tagliava fuori la possibilità di illudersi di sostituire la scuola con la dad e la dd che vanno contro i princìpi fondanti della scuola.
*ErrePi è l’inserto che fa parte della rivista Ricerche Pedagogiche.