Ricordi di scuola tra Uganda e Kenya
dott.ssa Christine Tita Kaihura
28 febbraio 2021
- Ciao Tita, proviamo a ricostruire il tuo percorso scolastico fin da piccolissima, che io conosco solo in modo un po’ disordinato! Allora… tu hai iniziato alla scuola materna in Uganda, giusto?
- Sì, esatto… Vivevamo a Mbarara, ero così piccola che non so dirti tanto. Ricordo però che l’asilo era proprio vicino alla nostra casa e che, da casa, i miei genitori ci potevano vedere giocare mentre eravamo a scuola; perché noi vivevamo su questa collina e l’asilo era appena sotto. E anche io potevo vedere mio fratello giocare, Egi, che ha un anno più di me, e volevo andare da lui. Così un giorno mi hanno portato a scuola con lui e le maestre mi hanno tenuto, e anche il giorno dopo e quello dopo ancora, finché mi hanno considerato parte della classe! È finita che sono andata a scuola con lui anche alle elementari, stessa classe; ero brava, seguivo, nessuno vedeva il motivo per farmi aspettare la classe successiva!
- Beh fantastico, promossa d’ufficio, insomma. E cosa facevate? Che lingua parlavate?
- Allora cosa facevamo non me lo ricordo, solo giocavamo tantissimo, questo ce l’ho ben presente! Come lingua, quella ufficiale era l’inglese. Io e Egi parlavamo tra noi anche italiano, però poi i bambini ci prendevano in giro per questa lingua strana, che nessuno conosceva, e così abbiamo imparato la lingua locale, il kinyankole, e parlavamo quella quando giocavamo, e poi ovviamente l’inglese. Purtroppo però così l’italiano l’abbiamo del tutto dimenticato e l’ho dovuto reimparare da capo, a 18 anni, quando sono arrivata qui a Parma.
- E cosa mi dici della scuola primaria? Eri sempre in Uganda? Perché poi ad un certo punto siete dovuti andare in Kenya…
- Sì, ma quello è successo dopo, alla fine del terzo anno di scuola primaria. Io l’ho iniziata con Egi in Uganda; eravamo nella stessa classe. Una cosa particolare che ricordo è che il terzo anno ero arrivata prima ed ero tutta felice, però nessuno mi ha festeggiato perché era scoppiata la guerra, appunto, e siamo dovuti scappare…
- Cosa vuoi dire che eri arrivata prima?
- Ecco, in Africa, dalla primaria fino a tutta la secondaria, c’è questo sistema: alla fine di ogni trimestre viene pubblicato a scuola l’elenco di tutti i ragazzi in ordine di bravura, da chi, sommando tutte le materie, ha ottenuto complessivamente il voto più alto, fino a chi ha avuto il voto più basso (che è bruttissimo!). E io quell’anno ero la prima della scuola, ed ero felicissima appunto!
- Ci credo! Senti, ma come funziona il trimestre, è un po’ il sistema anglosassone il vostro, mi pare, vero?
- Sì, infatti, dunque, il nostro calendario, dalla materna fino alla secondaria, è organizzato per trimestri: il primo term va da gennaio a marzo, poi in aprile è vacanza, il secondo term va da maggio a luglio, e agosto è vacanza, infine il terzo term va da settembre a novembre e dicembre è vacanza. Circa così. Comunque tornando alla terza primaria, alla fine siamo dovuti andare via, a causa della guerra. Papà è partito un mese prima di noi, per lasciarci finire la scuola e trovare un posto dove stare e la scuola per noi. È andato a Nairobi, da parenti e da lì ha trovato come organizzarci. Quando siamo andati via dall’Uganda siamo arrivati in Kenya, a Nyeri, come rifugiati. Di fatto avevamo tutti i diritti, nessuna differenza. L’unica vera differenza per il percorso scolastico è quando arrivi all’università; il sistema in Kenya funziona come quello americano, viene dato allo studente un ‘loan’ per poter accedere all’università. A questo noi non avevamo diritto, quindi potevamo frequentare l’università solo pagando. Invece per quanto riguarda le scuola, avevamo il diritto di frequentare anche le scuole statali, ma papà non ha voluto perché non erano tanto buone. Quindi ha dovuto cercare una buona scuola privata, ovviamente dove rimaneva posto visto che io e Egi arrivavamo al quarto anno. Purtroppo però entrare in una nuova scuola al quarto anno non è stato semplicissimo e così, non avendo trovato posto per entrambi, io e Egi siamo stati divisi: lui è andato in una scuola mista, io in una scuola privata femminile gestita da suore, piuttosto lontana da casa. Si chiama Tetu girls primary school ed è una boarding school, cioè un collegio, il che significa che in quarta elementare mi sono dovuta adattare a una vita completamente diversa: vivevo a scuola, mangiavo e dormivo lì, e potevo tornare a casa solo nel mese di pausa (che poi erano tre settimane…). C’era solo un periodo, dopo circa un mese e mezzo, a mid-term, in cui andavamo a casa tre o quattro giorni , e poi c’era la visiting Sunday, una volta nel term, in cui i genitori potevano venirci a trovare. Per il resto eravamo sempre lì, da soli.
- E come era la scuola, come ti trovavi?
- Io stavo male perché non ero abituata a stare così lontana da casa per tanto tempo; però la scuola era tranquilla, erano severi, ma non cattivi. Si doveva studiare, seriamente, c’erano tutte le materie, tra cui ricordo Kiswahili, che la lingua ufficiale del luogo, però le materie si studiavano in inglese, che rimaneva la prima lingua. Kiswahili era L2. Il kiswahili è una lingua che veniva parlata sulla costa, Kenya, Tanzania, Zanzibar…, ed è un po’ un miscuglio tra arabo e lingua bantu, attualmente è la lingua ufficiale dell’Africa centro-orientale.
- Quindi tu hai frequentato quella scuola dal quarto all’ottavo anno?
- No, dal quinto anno i miei genitori mi hanno spostata in una scuola più vicino a casa, anzi vicinissimo, era nello stesso compound dell’ospedale dove lavorava mio padre. E io alle finestre potevo vedere mio papà che andava a lavorare, i miei fratelli che passavano di lì. Ma era anche più brutto perché c’era imposto questa cosa, per cui io non potevo salutarli, dovevo fingere di non vederli per non far soffrire chi, a differenza mia, aveva i genitori lontani. E anche la domenica quando i miei venivano in chiesa, e magari erano pure di fianco a me, dovevo far finta di non conoscerli, per lo stesso motivo, mi era imposto di fare così, ed era una cosa orribile. Quasi peggio che essere lontani.
- Ma da chi era gestita questa scuola?
- Era una scuola privata gestita da suore, sia questa, che quella del quarto anno. Questa nello specifico è stata un’esperienza orribile, che ricordo come un incubo; si chiamava St.Teresa’s girls primary school. Ah sì, perché mi sono dimenticata di dire che anche questa era femminile. Ed era una boarding school, come l’altra. Quindi vivevo lì, anche se ero vicinissima a casa.
- Ma perché la ricordi come un incubo, a parte questa regola assurda?
- Perché erano davvero cattivi. Usavano punizioni corporali, come la bacchetta, e umilianti, come farti rimangiare il cibo che avevi buttato. Ricordo che una volta c’era una sport competition e stavamo andando in una scuola vicina per le gare, andavamo a piedi e uno o due si sono fermate a fare la pipì lungo la strada. La punizione è stata terribile! Siamo stati punite tutte, tranne loro… a dire la verità non ricordo cosa sia successo a loro due. Non oso pensarci! Comunque sono dovuta rimanere lì fino all’ottavo anno, quando ho sostenuto l’esame finale della primary school che in Kenya si chiama KCPE (Kenya Certificate of Primary Education); è un esame nazionale, uguale per tutto il Kenya, a cui tutte le scuole, statali o private possono accedere. Prima di sostenere l’esame tutti devono poi fare la scelta della scuola secondaria; anche questa è a livello nazionale, cioè tu scegli le scuola che vorresti frequentare, poi viene fatta una graduatoria nazionale sulla base dei voti ottenuti, e poi ti viene comunicato dove sei stato preso. Per cercare di dare opportunità uguali a tutte le zone del Kenya anche quelle più in difficoltà, tipo le aree desertiche del nord, o quelle dei Masai verso sud-est, vengono tenuti dei posti riservati ai ragazzi che fanno domande da quelle zone, dove magari il sistema scolastico non funziona tanto bene e se non avessero questa opportunità sarebbe per loro difficile avere accesso al grado secondario.
- Quindi in Kenya il sistema scolastico prevede otto anni di Primary school , alla fine della quale sostieni il KCPE, e poi 4 anni di Secondary school, alla fine della quale sostieni un altro esame giusto?
- Sì, esatto, un altro esame anche questo nazionale, e molto complesso, che si chiama KCSE (Kenya Certificate of Secondary School). E come quanto stai per finire la primaria, anche quando stai per finire la secondaria, scegli le università che vorresti, facendo una graduatoria, e poi vieni scelto nell’una o nell’altra sulla base del punteggio. Però è molto difficile. Ad esempio, medicina, che io ovviamente avevo a scelto, è a Nairobi, penso ce ne sia solo una in Kenya, e ci sono solo 100 posti (su una popolazione di 40 milioni di abitanti, ndr).
- Ma torniamo alla fine della Primary school, ad altri ricordi, eventualmente, e poi alle tue scelte per la secondaria.
- Sì, allora, un’altra cosa che ricordo di quegli anni terribili è la divisa per evitare che ci fossero differenze tra di noi: era rossa, un maglioncino con sopra uno scamiciato e delle calze bianche. Invece poi, per quanto la secondaria, avevo fatto le mie scelte, ero brava e sono stata fortunata perché alla fine sono stata presa proprio dove volevo andare, in una scuola eccellente, la Bishop Gatimu Ngandu Gandu Girls a Nyeri. Anche questa è una boarding school, quindi vivevo lì, con lo stesso calendario. E anche questa era privata e a pagamento.
- E in questa scuola come ti sei trovata?
- Benissimo! Lì ho veramente ricordi stupendi, ho studiato e mi sono anche divertita. Ad esempio mi viene in mente che tornavo a casa, per le vacanze, avevo il mio homework, che era praticamente sempre una cosa pratica, da costruire. Una volta poteva essere fare un pigiama, oppure costruire uno sgabello, un tamburo…. Così io tornavo a casa per le mie vacanze e cominciava il lavoro della mamma! Lei prendeva tutte le istruzioni della scuola e si dava da fare per far costruire a qualcuno tamburo, sgabello o pigiama! Solo una volta ricordo che ho fatto tutto da sola: è successo l’anno in cui il nostro homework era preparare un ballo di un paese straniero e in ospedale c’era questa suora indiana. Così io mi sono fatta insegnare una danza indiana e l’ho davvero imparata e mi è piaciuto moltissimo! Ecco, questo per la primaria. Nella High school, poi, studiavamo tantissime materie, mi ricordo, i primi due anni sono uguali per tutti e poi scegli l’indirizzo negli ultimi due anni. Le materie comuni erano Inglese, Kiswahili come L2, arte, musica, religione, sport, geografia, storia, matematica, chimica, fisica, biologia, economia, ma anche agricoltura ed economia domestica. La cosa che caratterizzava questa scuola era la forte connessione tra aspetto teorico e aspetto pratico; dovevi lavorare molto su entrambi. Nelle materie scientifiche ad esempio c’erano i laboratori, e anche nell’esame finale dovevi dimostrare di saper lavorare in laboratorio; in agricoltura dovevi veramente coltivare e avevi il tuo pezzettino di terra… naturalmente io l’ho tolta appena ho potuto perché era tristissimo vedere quando arrivava il momento della valutazione e ti pesavano i prodotti che avevi ottenuto, e c’era chi aveva un raccolto così misero! Ho scelto un indirizzo scientifico, tolto arte e musica, economia e agricoltura, mentre ho tenuto economia domestica e tutto il resto. Economia domestica è una materia particolare, perché ad esempio a parte saper tenere una casa, nella parte teorica c’era tutto il discorso legato all’alimentazione che poi aveva anche il suo versante pratico. Ricordo in un esame ad esempio dovevi scrivere la dieta di un paziente dimesso dall’ospedale che aveva avuto una certa malattia, e poi dovevi effettivamente cucinargli un pranzo tipo. Avevi delle ore a disposizione e la cucina.
- E’ molto interessante! Assomiglia già a una sorta di cura medica… E in laboratorio?
- In laboratorio a volte era terribile…ad esempio nell’esame finale ho dovuto sezionare un topo; era ancora caldo, e dovevi farlo bene, con precisione, ad esempio mostrare l’apparato digerente, e così via. Insomma nel lunghissimo esame alla fine della secondaria veniva data tanta importanza sia alla parte teorica che a quella pratica; anche per questo durava tanto.
- Ma come era strutturata la valutazione? Venivate ascoltati anche oralmente o facevate solo test scritti sul modello anglosassone?
- Solo scritti, mai fatto un orale! Infatti quando sono arrivata in Italia, all’università e ho dovuto fare tutti quegli esami a medicina orali mi sembrava così strano! Erano scritti, ma non a crocette, facevamo lavori scritti su consegne che ci venivano date.
- E tu eri brava?
- Sìsì, certo, anche perché tutti noi fratelli eravamo sotto stretto controllo del papà! Che di solito si arrabbiava sembra nel trimestre intermedio, dove tutti e quattro regolarmente andavamo così così… eravamo bravissimi nel primo, poi avevamo questa flessione nel secondo e poi, dopo tante sgridate, nel terzo diventavamo di nuovo bravissimi! Insomma, risalivamo nella classifica, anche perché papà si aspettava che fossimo sempre tra i primi 15 più o meno! Ma a parte lo studio, che la scuola richiedeva, era bella e ci stavo bene perché facevamo tantissime attività extracurricolari… Ad esempio nel primo term c’era il drama festival; dovevamo preparare un testo di teatro, e dovevamo scriverlo noi, con tutti i personaggi, e ognuno di noi aveva poi un ruolo. Io ho anche vinto un award come migliore attrice al mio primo anno di scuola! Poi nel secondo term venivano organizzate sia il music festival che le varie sport competition… Io naturalmente partecipavo anche a quello, al music festival, invece le mie capacità sportive si limitavano al table tennis e quindi niente! Per noi comunque era bellissimo partecipare a queste attività. Poi alla fine, come sai, all’università sono andata via dal Kenya e sono venuta qui a Parma. La mia famiglia più tardi è tornata in Uganda, dove vive ancora la mamma. Ora noi ragazzi però siamo tutti qui, abbiamo studiato qui, ci siamo laureati qui, tutti tranne Egi, che ha deciso di rimanere in Africa.
Adesso Tita, Christine Tita Kaihura, dopo un dottorato di ricerca e una borsa di studio biennale al King’s College di Londra in medicina fetale, è ginecologa; è cittadina italiana e punto di riferimento per anni della nostra maternità, ora, da un paio d’anni, del consultorio cittadino.